News: Arredamento Urbano

Nuove frontiere del riciclo della plastica in edilizia e arredo urbano

La plastica è, come ben si sa, il materiale intorno a cui maggiore è oggi il dibattito rispetto ai danni ambientali. I numeri sono tali da indurre a seria riflessione: alcuni studi stimano che negli oceani ci siano attualmente fino a 150 tonnellate di plastica e che se l’andamento della produzione proseguirà a questo ritmo, la plastica potrebbe raggiungere i 34 miliardi di tonnellate nel 2050, di cui almeno 12 sparse in tutti gli ambienti.

Purtroppo questo materiale da una parte presenta indiscutibili pregi e vantaggi, e di conseguenza si è diffuso con enorme successo in moltissimi settori produttivi sino a diventare il terzo materiale artificiale impiegato; ma dall’altra il suo impatto sull’ambiente ha da tempo raggiunto e ampiamente superato i livelli di guardia.

Ciò non solo a causa del fatto che il suo processo di degradazione è notoriamente lunghissimo, ma anche a causa degli enormi quantitativi riversati senza minimo riguardo persino negli habitat naturali più delicati, con gravissimi danni agli ecosistemi che hanno reso ineludibile la ricerca di materiali alternativi e, parallelamente, quella di sistemi di smaltimento, o riciclaggio e riutilizzo, più efficaci.

Benché non tutti i tipi di plastica siano riciclabili, lo sono moltissimi rifiuti di questo materiale e molti di questi sono di uso quotidiano (bottiglie delle bevande, contenitori degli alimenti, sacchetti della spesa…). Ciononostante, ancora solo una piccola parte di essi è destinata al riciclo, che può essere di due tipi.

Quello meccanico consiste nella rilavorazione termica o meccanica, e così la plastica dell’oggetto buttato diventa il punto di partenza per nuovi prodotti; quello chimico prevede il ritorno alla materia prima di base attraverso la trasformazione delle plastiche usate in monomeri di pari qualità di quelli vergini, da reimmettere nella produzione.

Riciclo della plastica – Il processo della plastica negli impianti di riciclo

Riciclare Plastica per Edilizia

Una volta raccolta, la plastica viene pressata per agevolarne il trasporto presso gli stabilimenti che si occupano di selezione e riciclaggio per il suo riutilizzo come “materia prima seconda”, ovvero materia prima non vergine.

Raggiunto lo stabilimento di riciclaggio, la plastica viene inserita in un impianto che provvede alla lacerazione degli eventuali sacchetti di raccolta. La prima selezione della plastica di tipi meccanico avviene in un vaglio rotante (una specie di enorme centrifuga) che separa le varie famiglie di plastiche in base alla loro dimensione.

Dopodiché dei lettori ottici separano la plastica con dei soffi d’aria in base ai polimeri di composizione e a eventuali colorazioni. A questo punto avviene una seconda compressione con stoccaggio formando degli imballi omogenei per tipologia.

Oltre alle divisioni meccaniche vi sono anche quelle manuali, dove la plastica passa su un nastro trasportatore e gli addetti ai lavori rimuovono eventuali materiali plastici non idonei al riciclaggio, come i giocattoli, spesso erroneamente smaltiti nella raccolta differenziata della plastica.

La manodopera umana va a correggere gli eventuali errori delle macchine, per esempio quelli effettuati dal lettore ottico sui pigmenti di colorazione delle bottiglie, ed è di primaria importanza perché solo in questo modo si potrà avere un controllo di qualità sufficiente a ottenere una selezione di plastica adatta al riciclaggio.

Dopo questi passaggi, la plastica è convogliata in una pressa che darà varie balle di materiale plastico: PET (data principalmente da bottiglie) in tre diverse colorazioni, colorato, azzurrato e trasparente, polietilene ad alta densità (dato principalmente dai fustini dei detersivi e flaconi vari) e polietilene a bassa densità (dato principalmente da buste, shopper e altro estensibile industriale).

A fine delle lavorazione vi è sempre una parte di materiale plastico non recuperabile, il cosiddetto “rifiuto”. Il rifiuto è dato da materiale erroneamente inserito nella raccolta della plastica o materiale plastico che non è stato scompattato. Il rifiuto sarà la base per il recupero energetico (termovalorizzatore).

Riciclo della plastica e riutilizzo in edilizia

In edilizia viene utilizzata molta della plastica prodotta ogni anno, circa un quinto del totale, mentre la quantità dei rifiuti plastici derivanti dal settore è inferiore, perché i componenti realizzati in plastica e usati nelle costruzioni possono avere una vita utile molto lunga rispetto ad oggetti plastici usati in altri settori.

Rimane però il fatto che tutta la plastica inserita ad esempio in un edificio, un giorno andrà smaltita. Specie negli ultimi anni, quindi, anche in tale ambito si sta affermando il principio dell’utilizzo di plastiche riciclabili, in modo tale da favorire un processo virtuoso di economia circolare.

Interessante l’esito di un recente studio del MIT, secondo il quale l’aggiunta della plastica riciclata al calcestruzzo rende il prodotto finale più resistente ed ecologico. Infatti, dopo un apposito trattamento i ricercatori hanno provato ad aggiungere del PET ad una miscela cementizia e questa si è rivelata essere più resistente del 20%.

La prima casa realizzata in mattoni in plastica riciclata è in Colombia, paese in cui la raccolta differenziata è attestata su livelli molto bassi. Alcuni materiali plastici sono stati sciolti in stampi per mattoni, con un sistema brevettato dal suo ideatore. I mattoni così ottenuti sono stati assemblati col criterio dei Lego ed è stato possibile realizzare un edificio di 40 mq nel giro di una settimana.

Progetto il Po D’Amare

Corepla – il Consorzio italiano per il recupero degli imballaggi in plastica, una realtà d’eccellenza del nostro Paese – e la ONG Waste Free Ocean, che si occupa di raccogliere la plastica dalle acque oceaniche e dai fiumi, hanno realizzato insieme un altro ottimo progetto sperimentale di rifugio in pannelli di plastica riciclata, ottenuti dalla miscela dei rifiuti oceanici con altri recuperati dai raccoglitori.

L’idea, già applicata, è quella di utilizzarli per case e rifugi a basso costo destinati alle popolazioni dei Paesi colpiti da calamità naturali, che spesso sono Paesi già disagiati. Si tratta quindi di un modus operandi che raggiunge il duplice obbiettivo, ambientale ed etico, del recupero del materiale plastico e di un supporto concreto ai meno fortunati.

Uno di questi rifugi è stato esposto ad Ecomondo 2018, evento di punta nel settore della cosiddetta “green economy”. Nel caso specifico i pannelli erano stati realizzati con rifiuti provenienti dal Po, che al termine della manifestazione sono stati smontati e inviati ad Atene per essere utilizzati in un progetto dimostrativo su possibili aiuti alle comunità dei rifugiati in terra greca.

COREPLA CON WASTE FREE OCEAN PROGETTO “IL PO D’AMARE”

Riciclo creativo plastica e arredo urbano

Anche il settore dell’arredo urbano mostra, negli ultimi anni, una grande attenzione nei confronti della plastica riciclata. Innumerevoli infatti sono in questo ambito non solo le possibilità di utilizzo di questo materiale, ma anche i progetti realizzati con felice inventiva e ottima resa estetica: panchine e relativi accessori, tavoli, gruppi di sedute e set da picnic per aree verdi, fioriere, contenitori per rifiuti, dissuasori, recinzioni, schermi, ringhiere e barriere, nonché bellissimi giochi per bambini.

Progetto The New Raw

The New Raw è uno studio di ricerca e design di Rotterdam, fondato e diretto dagli architetti greci Foteini Setaki e Panos Sakkas, docenti di fama internazionale. I due sono specializzati nella chiusura dei cicli di materiali e lavorano sulla progettazione digitale sino alla fabbricazione, senza rinunciare, anzi enfatizzandolo, a un impatto estetico e visivo forte.

Il concetto di base è l’implementazione di modelli di lavoro e sviluppo circolari ed ecocompatibili che alimentino l’innovazione sia tecnologia sia sociale, e che si tratti di un oggetto su piccola scala o di un grande progetto, si forma sempre intorno allo studio una rete di collaboratori che vengono coinvolti in questa logica.

La plastica non avrebbe quindi potuto rimanere fuori dagli interessi del New Raw, che recentemente ha lanciato il progetto Print your city!, che utilizza la stampa 3D per trasformare i rifiuti di plastica in pezzi per l’arredo urbano. Il primo risultato della sperimentazione è stata la produzione di una panca che può ospitare da due a quattro persone, chiamata XXX, ottenuta dal riciclo dei sacchetti e pensata per la città di Amsterdam.

La struttura è quella di un dondolo a doppia faccia, il che implica che gli utenti debbano cooperare per trovare il punto di equilibrio. Inoltre, ogni pezzo è passibile di spiccate personalizzazioni della forma e della funzione.

Plastica Arredo Urbano
Il senso del progetto sta nella sensibilizzazione dell’utenza nei confronti di uno stile di vita usa e getta incurante, con esiti letali per l’ambiente, del destino di determinati materiali. Amsterdam è una città che produce quantità di rifiuti di plastica importanti, circa 23 kg per abitante all’anno, e ciò motiva l’idea di un prodotto di arredo urbano che sfruttando questi rifiuti produca annualmente una panchina ogni due persone.

La XXX nasce da pellet di plastica riciclata da rifiuti di plastica urbani o scaglie di prodotti riciclati macinati. Pesa 50 kg, è lunga 150 cm e larga 80, ed è a sua volta riciclabile al 100.
Dopo questo felice progetto pilota, il secondo step di Print your city! si è concretizzato nel 2019 su committenza di Coca Cola a Salonicco, dove The New Raw ha fornito la comunità di un braccio robotizzato capace di trasformare i rifiuti di plastica in arredi urbani su misura.

Ogni cittadino che decida di aderire al laboratorio, chiamato Zero Waste Lab, può conoscere il processo di riciclaggio della plastica, capire in cosa consiste la cosiddetta “economia circolare” e partecipare attivamente, con idee e, ove specialista, anche progettazione di nuovi elementi d’arredo urbano.

 

L'autore

Giwa Walter

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