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Woods of net: esempio di playground in Giappone
I migliori parchi gioco in Giappone, scoprili con noi
Hakone è una città del Giappone non lontana da Tokyo che si trova in un’area paesaggisticamente molto fertile e ricca di musei a cielo aperto: siamo vicini al rinomato lago Ashinoko, famoso per le sue numerose sorgenti termali, e al sacro Monte Fuji, di origine vulcanica, maestoso patrimonio di bellezza mondiale certificato dall’Unesco. Per chi avesse il desiderio di visitare il Giappone, meglio nei suoi mesi climaticamente più accoglienti, cioè quelli estivi in cui a prevalere sono le correnti calde e umide di origine tropicale, certamente lo consigliamo, soprattutto a chi come noi è appassionato di playground ed eccezionali attrezzature per il gioco.
Ci sono esempi, già evidenziati in precedenza con i nostri articoli, in cui le realtà dei playground (o se si preferisce, i parchi giochi) vanno ad intrecciarsi con le vicende dell’arte moderna e contemporanea.
Essendo le attrezzature da gioco installate in luoghi prevalentemente pensati per i bambini, possiamo ben comprendere quanto spesso l’immaginario di cui si nutre l’infanzia sia lo stesso che si rivela in buona parte dell’espressione artistica. Da ciò consegue che i luoghi per l’arte possono talvolta essere affini ai luoghi di svago per l’infanzia, spesso ospitando vere e proprie aree con strutture multiattività per il gioco dei bambini all’aria aperta.
Woods of Net: l’attrazione per parchi gioco più suggestiva negli ultimi 10 anni
A questo proposito, una tra le installazioni per parchi giochi più suggestive degli ultimi dieci anni è di certo quella realizzata dall’artista Toshiko Horiuchi Mac Adam per il nuovo padiglione in legno progettato per l’Hakone Open-Air Museum dallo studio giapponese di architettura Tezuka Architects: Woods of Net.
Si tratta di una divertentissima rete sospesa “per giocare” che andremo ad analizzare successivamente più in dettaglio, ospitata all’interno di una piccola ma straordinaria opera di architettura a forma di igloo interamente costituita da travi in legno locale (legno giapponese di Nara e Kyoto, per intenderci quello dei vecchi templi) tra loro fissate con autoincastri senza l’ausilio di parti metalliche. Il padiglione tra le travi lascia moltissime aree aperte all’aria e alla vista che danno di fatto, dall’interno del padiglione, la sensazione di essere in un luogo aperto, in mezzo alla natura. Trattandosi di architettura contemporanea giapponese, e documentandoci per l’occasione meglio sulle sue tradizioni, scopriamo come la tecnica dell’incastro a secco sia tutt’altro che una scelta di progetto casuale. Esistono infatti antichissime usanze religiose giapponesi che prevedevano la demolizione di un’opera di architettura ogni vent’anni per poter poi procedere ad una sua successiva ed identica ricostruzione, secondo un processo inteso come purificatore dello spirito dell’edificio e del luogo. Da questo proviene lo sviluppo della tecnica dell’incastro ligneo in assenza di chiodi o di altri leganti; come spesso avviene, questo uso cospicuo di legname ha a che fare con un’abbondanza di foreste così come l’assenza di giacimenti di metallo e carbone non ha di fatto favorito un impiego delle componenti in acciaio. Ciò di cui parliamo riguarda la storia e la tradizione costruttiva del paese; oggi tutto è comodamente reperibile, ma la scelta degli architetti ha cercato di sposare con una modernità di pensiero architettonico le più antiche tradizioni autoctone: il complesso sistema di incastri qui utilizzato ricorda infatti quello dello sashimono, perfezionato nel corso dei secoli dai maestri carpentieri giapponesi. Possiamo aggiungere a questo punto, al connubio tra arte e giochi per esterni, quello tra questi ultimi e gli spazi dell’architettura, andando così ad evidenziare come i parchi giochi nei loro esempi più significativi siano dei luoghi speciali che trascendono la loro specificità per congenito eclettismo e indubbia rilevanza culturale.
“Rete dei draghi”: playground ideato a Roma
Per il Woods of Net, l’artista Toshiko Horiuchi Mac Adam, conosciuta da molti genitori attenti e bambini fortunati anche per avere realizzato in Italia, al Macro di Roma, una simile installazione “predata” da bambini festanti nel 2014 denominata “rete dei draghi”, ha ideato un’intrecciatissima rete colorata, interamente lavorata a maglia, pensata e progettata come un colorato playground interattivo a più livelli, dove i bambini possono strisciare liberamente, rotolarsi, arrampicarsi, saltare senza correre alcun pericolo, anche grazie ad una morbidissima pavimentazione di sicurezza.
Un’esperienza emozionante su diversi piani, sia per i bambini che la praticano sia per gli adulti che si raccolgono intorno al padiglione a guardare i propri figli giocare. Una attrezzatura comunque certificata secondo i più alti standard di sicurezza, per divertirsi ed esplorare attraverso un pieno coinvolgimento sensoriale. Tra gli intenti del progetto, il padiglione deve ricordare una casa nel bosco ed il raccoglimento spirituale intorno al fulcro del fuoco, qui metaforicamente determinato dalle energie creative liberate dal giocare.
La formula sperimentata di reti tessili in fibra di nylon lavorate all’uncinetto per il gioco all’aperto fa parte di una ricerca portata avanti dagli anni Settanta dal gruppo di lavoro guidato dall’artista stessa che include come designer Norihide Imagawa, Toshiko Horiuchi MacAdam & Charles MacAdam; come realizzatori Toshiko Horiuchi MacAdam con Interplay Design & Manufacturing, Inc., e come progettisti strutturali Norihide Imagawa, T.I.S. & Partners. Quest’ultimo è considerato uno tra gli ingegneri strutturali preminenti in Giappone. Questo gruppo ha realizzato alcuni tra i progetti di installazioni di giochi all’aperto per bambini più innovativi in Giappone; consultando il sito c’è la possibilità di analizzarne i progetti e sfogliare in formato pdf le pubblicazioni di settore per i giochi all’aperto in cui sono stati presentati negli anni i loro pregevoli lavori. Notevole è anche il loro prototipo denominato “B’hive” a pianta circolare con struttura metallica autoportante, specificamente progettato per il gioco all’aperto.
Playground in totale sicurezza
Anche per l’attrezzatura presentata all’interno del padiglione sono state previste le certificazioni internazionali TUV affini alle norme europee EN 1176 e 1177. Ad esempio, nell’uso di pavimentazione antitrauma omogenea di spessore adeguato all’altezza di caduta (che deve avere eccezionali caratteristiche, dall’assorbimento dell’urto ad una elevata capacità drenante che includa proprietà antiscivolo alla conformità agli standard della normativa UNI EN 1177:2003) e anche nell’area circostante al gioco, qui studiata come zona di sicurezza dalle adeguate dimensioni. Questo tipo di installazioni di giochi per l’infanzia, come già scritto, prevedono sempre una fase di collaudo attraverso specifici test che ne accertino la sicurezza chimica e meccanica, comprovando altresì la piena conformità del prodotto agli standard di riferimento.
La tipologia di gioco presentata appartiene in qualche misura alla famiglia dei giochi a corda per esterno che spesso prevede, in associazione alla parte retiforme a corda, una struttura metallica per il fissaggio della stessa e un sicuro ancoraggio al suolo. Sono strutture ludiche un po’ meno diffuse nei playground cittadini, ma che vanno aumentando esponenzialmente, spesso componendosi con altri elementi per andare a formare strutture combinate.
Tra i pregi dei giochi a corda c’è quello di essere pensati per lo sviluppo dell’equilibrio del bambino, tramite un’attenzione alle vie vestibolari che coordinano ed integrano l’informazione sui movimenti della testa e del corpo, potenziando così la capacità di reazione alla forza di gravità. Questo va combinandosi, nelle attrezzature progettate dal gruppo di lavoro giapponese di cui abbiamo detto, con un’attenzione particolare per l’area della mobilità, intesa come sviluppo delle competenze motorie di base, quelle per intenderci praticate dai bambini che vivono la coloratissima maglia a rete sospesa del gioco, strisciando, andando a carponi, arrampicandosi, saltando, etc.
L’Hakone Open-Air Museum è il primo museo d’arte a cielo aperto ad essere stato realizzato in Giappone (1969), in una regione tra le più belle del pianeta; oggi è casa e giardino per oltre un centinaio di opere scultoree permanenti, tra le quali quelle di Auguste Rodin, Joan Miro’, Niki de Saint Phalle, Henry Moore e di molti altri maestri internazionali. L’intento originario era quello di favorire un dialogo proficuo e spirituale tra natura e arte; oltre a queste mirabili opere d’arte moderna, forse meno accattivanti per un pubblico infantile, possiamo trovare un altrettanto cospicuo gruppo di opere contemporanee come quella analizzata, dove i bambini possono istruttivamente giocare, interagire, provocare suoni ed effetti, modificare ambienti e vivere così esperienze ludiche ed emozionanti di gioco ed esplorazione di se stessi attraverso il gioco, all’interno di uno strabiliante paradiso naturale.